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Fili Meridiani

Dante e Gioacchino da Fiore

Dante e gioacchino da fiore
di Ursula Basta

Il percorso di scoperta che da due anni Fili Meridiani svolge sul territorio crotonese e calabrese in generale, di cui ne ha parlato anche la testata de I Calabresi in quest’articolo, mira, oltre alla promozione territoriale, anche ad inserire sempre più stimoli culturali nelle esperienze che proponiamo.

In questa direzione abbiamo iniziato un viaggio di approfondimento della presenza della Calabria nella Divina Commedia dantesca, un viaggio che ci ha portato nella Presila crotonese e che comincia a San Giovanni in Fiore.

 

San Giovanni in Fiore, vista

 

La cittadina, nota anche come “capitale della Sila”, è patria di Gioacchino da Fiore, filosofo, teologo, esegeta, fondatore dell’Ordine monastico florense, il cui pensiero influì moltissimo nella formazione giovanile di Dante.

A Firenze, nella scuola di Santa Croce, Dante ebbe modo infatti di conoscere il pensiero gioachimita, grazie agli insegnamenti di maestri e grandi teologi come Pietro di Giovanni Olivi e Ubertino da Casale.

L’influenza dell’abate calabrese, nato a Celico (presso Cosenza) verso il 1130 e morto nel monastero di S. Martino di Canale (Pietrafitta) nel 1202, fu talmente importante che nella Divina Commedia è possibile riscontare diverse similitudini con le immagini che Gioacchino usa per descrivere quella che è la sua visione mistica nel “Libro delle Figure” (Liber Figurarum).

Riccardo Succurro, Presidente del Centro Internazionale degli studi gioachimiti

Ce ne parla Giuseppe Riccardo Succurro, Presidente del Centro Internazionale di Studi Gioachimiti, centro che si occupa della diffusione del pensiero di Gioacchino da Fiore nel mondo, attraverso anche una serie di pubblicazioni.

<<Gioacchino da Fiore è un monaco e un teologo. Un personaggio straordinario, vissuto nel dodicesimo secolo, che Dante collocò nel cerchio del Sole, tra gli spiriti sapienti. Gli spiriti sapienti non sono moltissimi: sono organizzati da Dante in due corone di 12 anime ciascuno.
San Bonaventura, da una delle due corone, presenta così a Dante e a Beatrice il monaco di Fiore: “e lucemi dallato / il calavrese abate Giovacchino / di spirito profetico dotato“.

Dante deve molto all’abate florense. Tante sono infatti le immagini tratte dal Liber Figurarum di Gioacchino da Fiore che sono servite a Dante per esprimere molte delle rappresentazioni che troviamo nella Divina Commedia. Tra queste sicuramente l’immagine dei Cerchi trinitari, utilizzati da Dante per descrivere il mistero della trinità.

 

Da questi cerchi trinitari Dante trasse la sua raffigurazione della Trinità nella celebre immagine del Canto XXXIII del Paradiso:

Ne la profonda e chiara sussistenza
de l’alto lume parvermi tre giri
di tre colori e d’una contenenza;

e l’un da l’altro come iri da iri
parea reflesso, e ‘l terzo parea foco
che quinci e quindi igualmente si spiri>>.

 

I Cerchi trinitari, Liber Figurarum

 

Il presidente ci spiega come, in questo senso, si possa parlare di debito culturale di Dante nei confronti di Gioacchino da Fiore.

Altre similitudini possono essere rintracciate nella figura della candida rosa dell’Empireo che troviamo nel XXXI canto del Paradiso, ispirata alla tavola XIII del “Libro delle Figure” di Gioacchino; la visione del Veltro della tavola XII, con cui si conclude il Purgatorio.

Come si può leggere sul sito del Centro di Studi Gioachimiti, <<il libro delle figure è la più bella ed importante raccolta di teologia figurale e simbolica del Medio Evo. Le “Figurae”, che si possono ammirare qui, sono concepite e disegnate da Gioacchino da Fiore in tempi diversi, vennero esemplate e radunate nel Liber Figurarum nel periodo immediatamente successivo alla sua morte, avvenuta nel 1202.
In esse è perfettamente illustrato il complesso ed originale pensiero profetico dell’abate florense, basato sulla teologia trinitaria della storia e sulla esegesi concordistica della Bibbia>>.

 

Esposizione delle Tavole del Liber Figurarum, Abbazia Florense, San Giovanni in Fiore

Il Drago dalle sette teste, Abbazia Florense, San Giovanni in Fiore

 

Del Liber Figurarum esistono pochi esemplari ben conservati: il codice di Oxford, il codice di Reggio Emilia e il codice di Dresda.

Il Codice di Oxford, conservato presso il Corpus Christi College è il più antico, prodotto dall’Officina scrittoria di un monastero calabrese, probabilmente l’abazia di San Giovanni in Fiore, tra il 1200 e il 1230.

Il codice di Reggio Emilia, tenuto presso il seminario vescovile, è invece databile intorno alla metà del XIII° secolo, mentre quello di Dresda è conservato presso la Sächsische Landesbibliothek.

Frammenti vari si possono poi trovare in diverse Bibiolteche europee: la Vaticana, la Nazionale di Parigi, l’Ambrosiana di Milano, la Marciana di Venezia, la Centrale di Vienna e nel British Museum di Londra.

 

Dante e Gioacchino da Fiore

 

Un viaggio affascinante quello dei rapporti tra Dante e non solo Gioacchino, ma la Calabria tutta, che non finisce qui.

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