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Chi sono gli Arbëresh?

Chi sono gli Arbëresh?
di Ettore Bonanno

Oggi parliamo di minoranze storiche. Il sito del Governo italiano le descrive così: “gruppo di cittadini italiani, stanziato su un determinato territorio, numericamente inferiore rispetto al resto della popolazione, i cui membri hanno caratteristiche etniche, religiose o linguistiche diverse da quelle del resto della popolazione”. Sul territorio italiano vi sono diversi gruppi di popolazioni che si riconoscono in lingue diverse da quella nazionale: albanesi, catalani, germanici, greci, sloveni e croati, e ancora quelle che parlano il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l’occitano e il sardo.

La normativa prevede che lo Stato tuteli la lingua e la cultura delle popolazioni e in questa direzione la legge contiene “norme specifiche per l’insegnamento delle lingue minoritarie nelle scuole delle 12 comunità linguistiche riconosciute”.

Conoscere queste realtà è fondamentale per la loro tutela e per comprendere la profonda complessità culturale del nostro paese.

Nove punti, in cui vi aiutiamo a conoscere gli Arbëresh, le comunità che da circa 500 anni vivono in Italia e il cui ricco patrimonio linguistico, culturale e sociale contribuisce a rendere l’intero paese un esempio civile di convivenza e integrazione culturale.

1. Skanderbeg

Uniti nel nome di Skanderbeg! Avete mai sentito parlare dell’ “Atleta di Cristo“?  È così che venne definito Giorgio Kastriota Skanderbeg da Papa Calisto III.

Il leggendario condottiero albanese resiste all’invasione turca con coraggio e fierezza per circa 25 anni (siamo nel 1400) e nel suo nome Albania e Arberia (le comunità italiane di minoranza linguistica arbëreshe) sono legate indissolubilmente. Un monumento a Skanderbeg è infatti presente in tutte le comunità arbëresh.

2. La lingua

Gli arbëresh parlano l’arbëreshit, una lingua in continua evoluzione, in cui convivono l’albanese antico, il greco antico, il dialetto calabrese, inclusi francesismi diffusi in tutta quest’area del Sud Italia e l’italiano, come lingua ufficiale. Ogni comunità, e in Italia ve ne sono 50, presenta delle differenze legate soprattutto all’evoluzione che la lingua ha subito nel territorio di stanziamento. Dobbiamo pensare che le migrazioni dall’Albania sono avvenute in tempi diversi, in un arco complessivo di 4 secoli, e da luoghi di provenienza differenti.

3. Le comunità

Le comunità in cui vivono gli arberesh sono così distribuite:

Calabria – 32, Basilicata – 6, Molise – 4, Puglia – 3, Sicilia – 3, Campania – 1, Abruzzo – 1

Secondo l’ultimo censimento ISTAT i residenti nelle comunità arberesh sono complessivamente circa 100.000.

4. La cucina

Nonostante secoli di commistioni, in Italia sono diversi i piatti arbëresh che hanno resistito al tempo. Ne abbiamo individuati alcuni:

Dromësat: è una sorta di polenta o pasta fatta con grumi di farina.

Furisiska: minestra di verdure, pane raffermo e olio d’oliva.

Këstrosëmeti: un dolce tipico del periodo pasquale fatto con l’impasto dei taralli dolci profumati all’anice e ripieni di uva passa.

Shëtridhlat: un gomitolo di pasta che si accompagna a ceci verdure o fagioli.

Collivi, Panaghie e Picetulit e tanti altri piatti.

5. I balli arbëresh

Parecchi di voi avranno sentito parlare del libro di Carmine Abate (scrittore originario di Carfizzi) intitolato Il ballo tondo: è la vallja. Immaginatela come una serpentina che si snoda al richiamo della leggenda di Kostantino e Jurendina. Rievocata spesso in manifestazioni di folklore e legata al rito del matrimonio, è ancora un momento di identità fortissimo.

6. La musica

Le abilità dei cantori si esprimono nella polifonia e nei vjershë.
E poi la vallja poi ha la sua base musicale e di canto: antichi versi che si tramandano ancora di generazione in generazione.

L’Arberia di oggi però è anche musica nuova: sono diversi i cantanti e i gruppi musicali che hanno fatto della lingua arbëreshe un’espressione artistica identitaria: Peppa marrit band, The daggs, Dudua, Spasulati band, Zef Cacozza, Anna stratigó, Ciccio Mazza, Pierpaolo Petta, Francesco Frega, Silvana Licursi e tanti altri.

7. I costumi

La coha è l’abito tradizionale arbëresh delle cerimonie nuziali e delle occasioni mondane, ma anche l’abito che accompagnava la donna nell’aldilà e che rappresentava l’emblema della fedeltà nel momento di ricongiungimento con il coniuge.
La sposa con la coha è l’immagine stesa della regalità che è tipica della donna arbëreshe, una donna forte ed altera.
La ricchezza del vestito e dei colori era resa ancora più appariscente dalla presenza dei magnifici ori. A seconda della comunità esse si differenziano per fattura e confezione, ma si accomunano per struttura, colori e elementi principali.

8. La letteratura

La vasta produzione letteraria arbëreshe, vede nelle opere di scrittori come De Rada, Sartori, Serembe, zef Schiró, ismail kadare, i punti di riferimento per comprendere quella che è la cultura arbëreshe e albanese.

9. La religione

Molte comunità arbëreshe non seguono il rito cattolico ma quello greco bizantino.

Esistono due eparchie (simili a dei vescovati) riconosciute dal Vaticano, una si trova a Lungro (in Calabria) e l’altra a Piana Degli Albanesi (in Sicilia), oltre all’Abbazia di Grottaferrata nel Lazio.

Le statue dei santi che sono sostituite dalle Icone, e la presenza di preziosi mosaici sono le differenze più visibili del corredo simbolico/architettonico delle chiese cattoliche.

Un’altra differenza molto importante è rappresentata dal fatto che i papas (i preti) si possono sposare.

10. Curiosità:

Lo sapevi che…

– gli arbëresh sono stati protagonisti del Risorgimento italiano contribuendo con il loro impegno all’unità d’Italia!

– gli arbëresh hanno contribuito in maniera determinante al Risorgimento albanese (la rilindja) per l’indipendenza dell’Albania. Anselmo Lorecchio  (di Pallagorio) e Girolamo De Rada (di Macchia Albanese) sono veri patrioti albanesi!

– il primo a tradurre la Divina Commedia (o almeno l’inferno) in albanese è un arbëresh? Si chiama Luigi Lorecchio ed ha scritto anche uno dei primi abecedari per imparare a leggere e a scrivere!

– Antonio Gramsci ha origini arbëresh: i suoi avi discendono da Plataci, il paese dei murales arbëresh!

– la lingua arbëresh /albanese è la lingua più antica d’Europa. Appartiene al ceppo indoeuropeo ed è apparentato all’aramaico e in uso ancor prima del latino!

– alcuni scritti etruschi sono stati identificati attraverso l’alfabeto albanese?

– il miglior cannolo siciliano è arbëresh? Lo fanno a Piana degli albanesi ed è un’esperienza unica!

– i canyon più belli d’Italia sono arbëresh ­­­e si trovano a Civita (Cosenza)!

Abbiamo voluto fornirti una serie di informazioni per aiutarti a costruire una maggiore consapevolezza sulle ricchezze meno battute dai media che si nascondono in Italia e che vanno difese e tutelate, affinché non scompaiano.

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