Un gruppo di giovani professionisti che crede nelle possibilità di questa regione.

Contatti +39 3517668907
Seguici su

Fili Meridiani

Dalla comunicazione alla rigenerazione urbana

Dalla comunicazione alla rigenerazione urbana
di Ursula Basta

Oggi serve una nuova scienza del capire e fare città, che parli dell’urbano come esperienza vissuta dai suoi abitanti. (Franco La Cecla)

“Il futuro è nei borghi”

Qualche mese fa, in un’intervista molto bella e ispirata a la Repubblica, Stefano Boeri diceva che “il futuro è nei borghi”, riaccendendo su una scala più grande un dibattito sempre vivo in chi da sempre nei borghi ci vive e combatte per restarci, per scelta e per storia personale; ma anche in chi nei borghi vorrebbe tornarvi.

Pensare ad attuare un ritorno in queste realtà vorrebbe dire rimettere in circolo un’economia che potrebbe dare una risposta non solo alla crisi della pandemia che stiamo affrontando, ma anche a una crisi climatica e più in generale sociale dovuta alle scelte di un’urbanistica che – per riprendere ancora La Cecla, “non è riuscita a costruirsi come una disciplina di osservazione, di ascolto e di interpretazione delle realtà urbane”.

Albergo diffuso: il modello BorgoSlow

Il modello dell’Albergo Diffuso messo in atto ad esempio all’interno del circuito Borgoslow in Calabria riassume a ora tutto quanto detto sopra: un esempio di come a un’osservazione attenta e consapevole da parte di chi in un territorio ci vive continuando a costruire, opera delle scelte sociali prima e di azione sostenibile sul territorio poi, partendo dal suo racconto con autenticità.

Superare il digital divide

Le realtà depresse, come ve ne sono molte e non solo in Calabria, hanno prima bisogno di persone, e poi di un piano nazionale come dice Fiorello Primi, presidente dell’associazione dei Borghi più belli d’Italia, che risponde così a Stefano Boeri: “I borghi rivivono se i giovani possono venire a viverci stabilmente perché possono lavorarci. Per questo è indispensabile superare il digital divide e recuperare il patrimonio pubblico da offrire a chi apre nuove attività per quello che chiamo artigianato 4.0″. 

Il digitale resta La Rete, oggi indispensabile. L’abbiamo visto negli ultimi mesi nella necessità da parte di tutti di essere ‘presenti’, di dire al mondo “ci siamo”, “siamo qui”, “siamo aperti”, prima dai balconi e poi dai social. Anche le realtà che non hanno mai espresso la necessità di comunicare la loro esistenza hanno cominciato a narrarsi e studiato come volersi, come potersi ri-narrare. Siamo stati letteralmente invasi da contenuti di ogni tipo, da mille finestre di confronto, di tematiche, di possibilità formative.  E al di là della fatica e della necessità di abituarsi a una comunicazione differente, se c’è una cosa che l’emergenza COVID-19 ha reso chiara è questa: senza rete si è perduti.

Comunicazione e Rigenerazione urbana, uno sguardo attento alle parole

Fare rete nasce dalla necessità di comunicare, e perché le parole sono importanti ed è più che mai necessario recuperare quello che è il loro significato e la loro storia, bisogna ricordarci che il termine comunicare, di derivazione greco-latina, mette l’accento sulla condivisione, sul mettere in comune, prima del concetto moderno del termine che la interpreta invece come passaggio, trasferimento, trasmissione. La parola comunicazione deriva dal greco antico koinós, aggettivo che significava, riferito alle cose, comune, pubblico e, riferito alle persone, partecipe, compagno, ma anche della stessa origine o razza.

In latino communis è la condivisione dei beni, delle conoscenze e dei valori tra i membri di una comunità. 

Comunicare è partecipare, comunicarci è costruire insieme. In questo momento bisogna spostare l’attenzione su quello che è emerso in questi mesi: lo spirito collaborativo tra le persone, tra i luoghi, nel lavoro e concentrarsi su questa emergenza. 

Scegliere e operare dei cambiamenti, partendo dalle specificità e dai diversi riferimenti culturali/territoriali in un progetto coerente per creare valore: questa è la prima AZIONE sul territorio generata dalla comunicAZIONE. Partire dalla dimensione locale vuol dire partire dalla rete a noi più vicina, l’ecosistema di cui noi tutti facciamo parte e progettare insieme, come comunità, il territorio. 

La rigenerazione urbana infatti non può prescindere da quella culturale e sociale, e viceversa. Riporto qui un passaggio fondamentale tratto da una presentazione illuminata di Giorgio di Tullio: per mettere in atto quella che potrebbe essere una “rigenerazione dei luoghi“, bisogna che noi per primi impariamo a leggerci come comunità. Lavorare nel territorio, per il territorio e con il territorio vuol dire scrivere insieme un manifesto culturale, con una lingua comune che parla di appartenenza e impegno condiviso. Vuol dire costruire sulle competenze che ci sono sul territorio e metterle insieme, farle interagire.

Fili Meridiani

Da qui nasce Fili meridiani, che è prima di tutto una comunità.

Questa piattaforma digitale vuole connettere un territorio ‘sfilacciato’, ridurre le distanze tra le diverse realtà territoriali, coinvolgendo imprenditori, rappresentanti di eccellenze locali, istituzioni, scuole e associazioni. E si pone inoltre come tramite per la creazione orizzontale di possibilità di sviluppo locale, offrendo servizi per mettere in relazione domanda e offerta.

Al di là di una più etica promozione turistica che viene necessariamente dal racconto di un territorio da parte di chi ci vive, la filosofia è proprio quella di puntare a far crescere chi entra a far parte della comunità, per merito delle relazioni e del confronto, delle risorse messe a disposizione dagli interlocutori.

I cambiamenti futuri avverranno a una velocità sempre maggiore, essere aperti alla contaminazione, alla multidisciplinarietà e alla condivisione, al continuo scambio di informazioni e risorse, può creare un terreno solido per la risoluzione di problematiche future che in maniera sempre più complessa riguardano e riguarderanno tutti noi. 

Post a Comment