TURISMO ESPERIENZIALE: SE NON ORA QUANDO?
Turismo esperienziale: se non ora quando?
di Fabio Spadafora
La pandemia in atto ha rallentato il ritmo cardiaco delle nostre vite. Possiamo dire che da quella che era una ‘tachicardia quotidiana’ siamo passati ai battiti di Fausto Coppi (che si dice ne avesse 36 al minuto, a riposo). Rallentare ci ha portato a vivere una quotidianità diversa, più lenta e spesso maggiormente concentrata al ‘fare cose diverse’.
Oltre a una generale lentezza, la crisi ha accorciato le distanze e i raggi di azione e attenzione, puntando in un certo senso i riflettori su quella che è la dimensione locale. Parlare di turismo in una regione come la Calabria, e farlo in un momento così difficile, significa dover ripartire, reinventarsi, riraccontarsi partendo dal patrimonio ambientale, culturale e enogastronomico che questa regione ha da offrire.
Partiamo dai dati
Il settore turistico e quello della ristorazione saranno gli ambiti che faranno maggiormente fatica a riprendersi nel post Covid-19. Dalle indagini dell’istituto Demoskopika diffuse nella nota del 30 marzo scorso, un italiano su 3 non ha intenzione di andare in vacanza e si prevedono 52 milioni di presenze in meno dall’estero per il 2020. Tutto ciò si potrebbe tradurre con un calo del 34,2% rispetto al 2019. A livello regionale si stima una perdita di circa 228 milioni di spesa turistica, dovuta ad un – 19,8% degli arrivi (-361.967) e al crollo delle presenze -25,8% (-2.392.218). A questo si può aggiungere un calo del settore della ristorazione pari a -123.499 milioni[1]. Sono numeri difficili cui bisogna far fronte per evitare il collasso di uno dei settori trainanti dell’economia, non solo calabrese.
La strategia
Non c’è bisogno di essere un economista per capire che in una situazione così delicata e complessa, quelle che servono sono politiche ad hoc, su scala regionale prima. Serve una programmazione che sappia guardare al futuro in maniera critica, costruttiva e nuova, per attuare strategie di valorizzazione territoriale.
Partire dal chiedersi “quando tutto questo finirà, come saremo?”, e fare un passo in più chiedendoci “quando tutto questo finirà, come vogliamo essere?”: questa è la domanda.
Questa crisi ci ha ricordato quanto è fragile l’intero sistema in cui viviamo; come qualcosa di quasi invisibile può in realtà piegare un intero pianeta in un paio di mesi. Ci ha allontanati gli uni dagli altri, ci ha chiusi in casa e ci ha costretti a modificare le nostre “normali” abitudini; ma dall’altra parte ci ha anche permesso di avvicinarci a una nuova comunicazione e al digitale, comprendendone l’importanza e la necessità.
Smart working, web-meeting e videochiamate sono termini che sono entrati definitivamente nel nostro lessico quotidiano e nella nostra vita e faranno parte del modo di interagire del nostro futuro. Parallelamente, il settore turistico deve partire da queste considerazioni e proporre un’offerta nuova di condivisione su scala locale, che si sappia comunicare attraverso il digitale e che sponsorizzi le possibilità che un territorio può offrire.
Un nuovo turismo esperienziale
È arrivato il momento di unire la narrazione di un turismo dei luoghi alla potenza di fuoco del digitale. Soprattutto nel territorio calabrese abbiamo bisogno di più modelli, condivisi e in equilibrio, che raccontino e promuovano in una rete digitale quelli che sono i borghi rurali, la ristorazione tipica degli agriturismi e la riscoperta di percorsi studiati a contatto con la natura.
Un pacchetto turistico ideale come risposta a una vacanza anti-COVID: accoglienza, prodotti tipici e pochi assembramenti. La ricchezza territoriale della Calabria offre una grande varietà di esperienze possibili in questo senso: dalle passeggiate montane in piedi o in mountain bike, ai parchi marini distribuiti nei circa 800 km di costa, ai piccoli villaggi dov’è ancora possibile avvicinarsi alle antiche tradizioni dei pescatori. Un modello di turismo non rimandabile, i cui servizi e le cui offerte possono focalizzarsi su target diversificati e specifici.
Comunicazione e Condivisione
La possibilità di creare una nuova offerta turistica sul territorio ha tuttavia bisogno di persone sul territorio, e deve necessariamente proporsi come un progetto condiviso, dove tutti gli attori – professionisti del settore e realtà locali – possono trarre beneficio da un modello che grazie a una rete sia digitale che locale vive dell’interscambio di informazioni e possibilità; un modello semplice, fruibile a tutti attraverso contenuti promozionali mirati. Le visite digitali dei borghi e dei musei, le mappe interattive delle aree ambientali protette, i contenuti sulle attività e le specialità tipiche dei luoghi, sono finestre già esperienziali per tutti i viaggiatori, che partono dal web e si concludono in loco.
Il web è una risorsa ormai essenziale per tutti i modelli di business e il futuro guarda sempre più alla cooperazionee meno alla competizione, perché – semplicemente – dove cresce una persona cresce anche la comunità.
[1] stime quantificate dall’Osservatorio sui bilanci 2018 delle Srl del Consiglio e della Fondazione Nazionale dei Commercialisti