I telai della Calabria
I telai della calabria
di Ursula Basta
L’arte della tessitura in Calabria è una tradizione che affonda le sue radici profondamente nella storia della regione. Una storia che pare risalga addirittura al periodo degli Enotri e che nei secoli si è arricchita degli scambi con l’Oriente e con le numerose dominazioni che la Calabria ha subito nel corso dei secoli. Soprattutto la cultura araba e bizantina ritornano negli stili, nei disegni grafici e nella tecnica dei lavori che si realizzano ancora oggi.
non solo economia
La produzione di filati ricavati da fibre naturali ha rivestito un aspetto di primaria importanza nell’economia della regione, portando maestranze e mini industrie a diffondersi nel tempo. L’area del catanzarese, ad esempio, alla fine del XVII secolo pare vantasse la presenza di oltre mille telai all’opera e un numero di operai tessitori che si aggira attorno a cinquemila (fonte: “Tradizioni artigiane: il telaio in Calabria”, di Ugo Campisani).
Non solo economia: il bagaglio storico raccontato dall’arte della tessitura porta con sé la ricchezza dell’universo culturale e spirituale dei simboli dei tessuti, oltre a raccontare un momento di importanza sociale ed antropologica quali la mutua condivisione del telaio e del “luogo” del telaio. Una casa con un telaio, oltre a essere un centro cittadino di produzione – tutto femminile – è anche scuola, luogo di mutua collaborazione, centro del mettere insieme saperi, esperienze e vissuto, collante di generazioni e case e donne.
i centri di eccellenza ancora attivi
La produzione tessile in Calabria si è notevolmente e drasticamente ridimensionata. Restano tuttavia ancora operativi dei centri di produzione che lavorano diversi tessuti, tutti naturali: seta, lana, lino, canapa e ginestra.
la seta
In Calabria la storia della seta è stata talmente importante da poter parlare di una “via della seta calabrese”: da Catanzaro alle filande di Villa San Giovanni l’allevamento del baco da seta era comune presso tantissime famiglie. Ed è proprio a San Floro che nel 2014 nasce la Cooperativa Nido di Seta, la storia di tre giovani tornati in Calabria a coltivare gelsi e allevare bachi da seta. Un progetto che non solo riprende l’attività della storia e della tradizione, ma che porta in un paese della Calabria che va spopolandosi un flusso turistico importante.
i filati di ginestra e altre fibre naturali
Quest’arbusto perenne, uno degli ori della Calabria, è alla base di una produzione tessile diffusa fin dai tempi antichi in tutta la regione: dalla Locride alle aree montante della provincia di Catanzaro, all’Alto Crotonese. Una pianta che cresce spontanea, a differenza del lino, della canapa e del cotone, che vanno seminati e coltivati. Oggi i centri di produzione tessile che lavorano ancora la ginestra sono pochi, soprattutto per via del complesso processo di raccolta e di filatura della pianta. Vi sono tuttavia diversi centri d’eccellenza: La Mia Arte Artigianato Tiriolo a Tiriolo, la bottega Celestino Tessuti d’Arte di Mario Celestino a Longobucco, che ospita anche un Museo della ginestra della lana e della seta e che documenta l’intero ciclo di trasformazione della ginestra.
La Fabbrica Tessile Bossio, presidio di artigianato e cultura resistenti a Calopezzati, realizza un borsa totalmente ecologica addirittura per Fendi, una storia raccontata qui dalla testata giornalistica I Calabresi, che tradisce il paradosso dietro a un’eccellenza artigianale che non decolla a causa della mancanza di manodopera sul territorio. C’è poi la storia di Malìa Lab, l’atelier di moda “artigianale, etico, biologico” di Flavia Amato, che nasce nel 2016 a Guardavalle Marina, in provincia di Catanzaro.
I TELAI DI VINCENZO PERRELLIS A SAN MARTINO DI FINITA
Parallelamente a queste storie di artigianato resistente c’è quella del professor Vincenzo Perrellis, a San Martino di Finita. Questo paese arbëresh del cosentino insieme a San Giacomo, Cerzeto e Cavallerizzo, San Benedetto Ullano e Marri, racconta un passato di notevole importanza per la tessitura al telaio e la produzione di filati derivati da fibre naturali come la ginestra, la seta, la canapa, la lana, il cotone e il lino.
Tutti i dettagli nel prezioso lavoro di ricerca realizzato dallo stesso professore, che oggi ha una scuola di telaio privata in cui insegna quest’arte antica: i vari tessuti, la tecnica, i motivi e i simboli che legano ancora oggi la tessitura arbëreshe all’antica tradizione balcanica e greco-bizantina.
I telai escono dai musei
Non solo storia: i telai escono dai musei e tornano nelle case.
In questi tessuti c’è un mondo pensato, studiato, misurato, fin nel dettaglio. Un mondo che viene dalla terra: il mondo dei colori e di una gerarchia precisa; un mondo di suoni e parole che spesso più non esistono ma che oggi rappresentano una possibilità per ritornare a questa terra e alla sua magia, come raccontano alcune delle storie che abbiamo raccontato in quest’articolo.